miércoles, 27 de enero de 2010

La scusa che non sapevo inventare...

«Essere amici. Amici veri. Cercarsi ogni momento, fare tutto insieme un po' come le Onde e Carolina, Alis e Clod. Confidare una sciocchezza o qualcosa d'importante, stare ore al telefono, a chattare e poi vedersi, che il tempo sembra non bastare mai.
"Un amico lascia la torta sul tavolo della cucina, un vaso di fiori freschi vicino al letto e un messaggio per darti il benvenuto a casa. Un amico è l'unica persona che faresti entrare in casa quando metti ordine nei cassetti. Un amico porta con sé la lista dei libri che stai cercando. E tu hai la sua. Un amico piange con te la morte del tuo gatto. Un amico ti può telefonare alle undici di sera per farti sentire il suo usignolo" scrive Pam Brown ed è davvero così.
L'amicizia pretende attenzione, lealtà, priorità, vicinanza, contatto, scelta. E soprattutto chiede di non vergognarci mai di dire che qualcuno è nostro amico, se lo è. Un amico va onorato, celebrato, difeso in pubblico, un amico ci fa sentire orgogliosi di lui e siamo orgogliosi di poterlo dire. Un amico è la mia parte migliore, mi fa crescere, mi dice le cose come stanno, non mi giudica ma mi osserva. Un amico è il mio fiore all'occhiello, il mio abito più bello, la parola che non mi veniva in mente, la scusa che non sapevo inventare per salvarmi. Un amico mi rende fiero di lui e di me stesso per averlo scelto!»

Texto escrito por el italiano Federico Moccia, en su blog. Hoy, el escritor, que está presentando su nuevo libro, ha sido entrevistado por los lectores de El País.

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